Quel giorno tornò a casa dopo aver svolto alcune commissioni, aveva fatto la spesa, era stata a far visita al cimitero e si era terribilmente immalinconita a vedere le foto dei suoi genitori, esistenze racchiuse in immagini sfocate, con sole due date a testimoniare quello che erano stati, per troppo poco. Le venne in mente quella vecchia canzone di Guccini che tanto le piaceva “siamo qualcosa che non resta, frasi vuote nella testa e il cuore di simboli pieno...”; le foto obbligano a essere decifrate e talvolta equivocano il messaggio si disse, non rappresentano a pieno il momento che hanno sancito sia per i protagonisti che per coloro che le vedono. La vita le sembrò ingiusta, tutti gli sforzi, le emozioni, le idee sparite nel nulla, solo qualche ricordo, soggetto a sbiadire anche da parte degli affetti più autentici. Invidiava coloro che per meriti, ma anche demeriti passano alla storia, diventano immortali, hanno strade e piazze intitolate, sono oggetto di citazioni, e di tu...
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